Donne
Vivere la città in un’ottica di genere
Le politiche economiche e urbanistiche hanno una ricaduta diversa sulle donne e sugli uomini, parità non è sinonimo di rimozione delle diversità.
Nei nostri territori le donne vivono una condizione di forte disuguaglianza di genere: hanno un maggior carico di lavoro (anche di cura) e una peggiore qualità della vita. La pandemia lo ha reso eclatante. L’Italia è nella seconda parte della classifica europea per equità di genere.
Per questo riteniamo indispensabile assumere questa consapevolezza come premessa prioritaria per ogni decisione inerente alle trasformazioni del nostro territorio: migliorare le condizioni di vita delle donne vuol dire migliorare le condizioni di vita della collettività.
In molte amministrazioni comunali si sta cercando di recuperare l’enorme divario legato alla toponomastica: meno del 10% delle strade del nostro Paese sono intitolate a donne. Ma lavorare sui nomi non è minimamente sufficiente, anche se ha una sua importanza per la costruzione delle identità dei territori e della consapevolezza delle nostre comunità.
Occorre rendersi conto di come nei secoli e nei decenni si sia costruito pensando agli uomini, senza adeguata distribuzione degli spazi urbani.
Per una giustizia sociale e di genere
Abbiamo bisogno di programmare, valutare e rendicontare i dati disaggregati per genere, al fine di poter comprendere l’impatto concreto delle attuali politiche istituzionali sul genere, in modo da scegliere di volta in volta in modo consapevole, per superare le situazioni di iniquità.
Il punto non è (solo) trovare più risorse, ma distribuire quelle esistenti secondi principi attenti a esigenze spesso ignorate: il bilancio di genere è uno strumento che si sta sperimentando su più territori, quindi può essere sviluppato sostenendo la nascita di una rete tra enti locali che faccia dialogare i diversi risultati.
Un esempio. L’aumento di asili nido e la gestione diretta da parte del Comune, di cui parliamo nel nostro programma, è una condizione che permette di soddisfare le richieste di qualità e di tariffe accessibili, ma si tratta di un miglioramento che si rivolge a tutta la famiglia: deve quindi essere vissuto come un intervento rivolto a entrambe le figure genitoriali, non come “aiuto alla donna”, dando per scontato che debba essere lei a occuparsi in modo esclusivo del lavoro di cura.
Gli spazi e il genere
Il territorio deve essere un luogo in cui si ridefiniscono gli spazi: non basta illuminare di più per avere luoghi più gradevoli. Ci sono riflessioni da fare anche su quali siano le esigenze di chi vive il territorio, specialmente quelle spesso disconosciute nelle società, dove la donna tende a non essere considerata protagonista.
L’accessibilità deve essere garantita a chi ha diverse condizioni di età, genere, fisiche e di fragilità. Quando si parla di abbattimento delle barriere architettoniche si immagina una questione inerente alle sole persone con disabilità: ciò sarebbe sufficiente per agire con una decisione diversa, da parte politica, ma occorre rendersi conto di come i marciapiedi dissestati siano un ostacolo anche per chi si muove con un passeggino, o affianca in una camminata una persona anziana.
Anche per i mezzi pubblici bisogna pretendere che ci sia attenzione e cura per le diverse esigenze, aprendo uno spazio di confronto coordinato con la Città Metropolitana e la Regione, dati i diversi livelli di competenza per il trasporto pubblico locale. Dobbiamo garantire la facilità di spostarsi con le carrozzine nei diversi punti della città e rendere collegate al meglio le aree verdi, quelle destinate al gioco delle bambine e dei bambini, gli edifici dove si erogano servizi, e così via.
Nelle zone in cui prevale una forte densità residenziale, ma priva di luoghi di socialità e di attività (si usa chiamarli “quartieri dormitorio” o “periferie”) le donne subiscono una forte penalizzazione: si ritrovano spesso sovraccaricate dal lavoro di cura in casa, in situazioni di forte isolamento, che aggravano ulteriormente la loro condizione.
Anche sulla distanza tra luoghi di vita familiare (le abitazioni) e i luoghi di lavoro occorre aprire un confronto pubblico cittadino, al fine di evitare ogni genere di periferia. ll Comune è uno e le nostre comunità territoriali condividono un’unica corine amministrativa. Quando parliamo di nuove politiche culturali presupponiamo anche la consapevolezza di dover lavorare per superare le disuguaglianze di genere.
La proposta
Realizzare secondo le prospettive di genere, l’adozione di uno strumento di monitoraggio, programmazione, rendicontazione e valutazione delle politiche e degli impegni economico-finanziari, al fine di ristrutturare le voci di bilancio in modo di eliminare le disuguaglianze. Mettere questo impegno in relazione e confronto, investire in una lettura dei dati, capaci di disaggregarli e renderli liberamente accessibili, per trasparenza e per favorire le ricerche, nella massima tutela della privacy individuale delle persone.
Programmare un bilancio di genere e consentire l’accesso aperto e pubblico ai dati disaggregati per genere che permettano di misurare l’impatto delle politiche pubbliche sulle dimensioni di genere e di valutare l’impatto che hanno le politiche pubbliche. Farlo in modo trasparente e liberamente accessibile per completa informazione della cittadinanza e per favorire la ricerca. Coordinarsi con gli altri enti locali che stanno procedendo in questa direzione, promuovendola anche nelle realtà limitrofe.